A tre anni dall’avvio e a meno di due dalla conclusione, il PNRR ha disatteso gli obiettivi di riduzione delle disparità di genere, generazionali e territoriali. Secondo il rapporto “Statistiche e indicatori di genere per un PNRR equo”, presentato oggi al Senato, solo il 33% dei 219.628 bandi pubblicati ha rispettato il vincolo del 30% di assunzioni di giovani e donne. La Missione 1 (digitalizzazione) ha visto deroghe nel 70% dei bandi e solo il 3,3% ha incluso premialità di genere. Questo trend suggerisce che gli investimenti del PNRR potrebbero aumentare, piuttosto che ridurre, i divari occupazionali di genere. Il Ministero dell’Economia aveva già segnalato che il PNRR interessa settori a prevalenza maschile (79,8%) rispetto a quelli femminili (18%). Le misure dirette per la parità di genere sono marginali: meno di un miliardo su 194,4 miliardi totali. Gli investimenti principali riguardano la creazione di imprese femminili e la certificazione di parità. La presidente di Period Think Tank, Giulia Sudano, sottolinea la necessità di indicatori di genere e dati disaggregati per monitorare l’impatto reale del PNRR sulla qualità di vita delle donne e sulla riduzione delle disuguaglianze. Senza questi strumenti, il rischio è che il PNRR acceleri gli squilibri esistenti.